SALUTEREMO IL SIGNOR PADRONE
di Claudio Rizzini
La classe operaia italiana non esiste più. Così ci avevano raccontato. Poi la pandemia ha dimostrato che senza di loro, operai e operaie, il mondo si sarebbe fermato. La classe lavoratrice, come grande ed unitario soggetto politico artefice e protagonista della propria storia non avrà più la forza di un tempo ma l’Istat ci dice che sono ancora 2,5 milioni i soggetti che lavorano nelle officine, nelle fonderie , nelle acciaierie, nei laboratori artigianali. La metà è impiegata nelle fabbriche del Nord Ovest e del Nord Est.
E’ qui che ho guardato negli occhi il fresatore e il saldatore, chi sta ai torni e chi guida il corteo. Li ho osservati accanto alle ultime macchine tradizionali, negli angoli meno visibili delle fabbriche, là dove il marketing aziendale non trova nulla da fotografare.
Li ho visti nelle postazioni di lavoro quotidiano dove attendono a 11,60 euro lordi di paga oraria che i nuovi robot dettino loro ritmi e carichi di lavoro; l’attività del singolo analizzata dai software spietati dell’industria 4.0 non prevede pause, affaticamenti.
L’algoritmo decide che se hai 50 anni e sei già usurato fisicamente continui lo stesso. Sempre meglio che finire tra quelli, più di 1250, morti sul lavoro nel 2020.
Intanto, operai e operaie affrontano una stagione complicata, divisi e frammentati in una guerra tra poveri. Li vedremo salutare il Signor Padrone ancora una volta, prima di tornare al turno, a produrre, a massimizzare, a essere licenziati con una e-mail nell’indifferenza della politica.
INGRESSO CON GREEN PASS
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